martedì 1 luglio 2008

Giù le mani dalle cicce!

Quando il mio compagno mi guarda con occhio da triglia e mi dice che se perdessi due chili sarei (ancora più) stupenda io penso al mio ginecologo che mi dice che sono un po’ sottopeso. Potrei scambiare i due; ma se l’idea di giocare al ginecologo con il moroso può essere stuzzicante, l’idea di mettermi nel letto un ginecologo settantenne lo è decisamente meno. Ma non si sa mai.

Tutto questo per introdurre il tema dell’obesità e del “movimento per l’accettazione del grasso” (Fat Acceptance Movement), di cui in Italia non ho per ora trovato tracce, mentre invece nel mondo anglosassone (e negli USA in particolare) il movimento esiste già dagli anni sessanta. E siccome il tema corpo/mass media/pressioni della società è caro al femminismo, e le donne sono sicuramente le più stigmatizzate per il loro peso, cominciamo da chi rivendica il diritto di avere altre forme che non siano quelle filiformi.

I principi base del movimento:

Il movimento per la fat acceptance è impegnato nella decostruzione di “miti” relativi alla correlazione tra obesità e problemi di salute: in particolare, parte degli attivisti impegnati nella fat acceptance dichiarano che essere sovrappeso o obeso/a non voglia dire necessariamente avere problemi di salute. Per esempio il sito della NAAFA - National Association for Fat Advancement sostiene che gli effetti più negativi sulla salute derivano dai vari tentativi di diete, che innescano un effetto yo-yo e che se le persone grasse soffrono di problemi di salute ciò spesso è anche attribuibile al fatto che alcuni medici discriminano le persone grasse. Secondo invece una prospettiva opposta l'obesità rappresenta un costo economico non indifferente. Secondo la World Health Organization Europe in Europa ci sono 400 milioni di persone considerate sovrappeso (BMI 25–29.9) e 130 milioni che vengono classificate come obese (BMI greater than 30). Questa situazione comporta che tra il 2% e l'8% del budget totale per la sanità in Europa venga speso per costi relativi all'obesità. Negli Stati Uniti 58 milioni di persone sono sovrappeso, e 43 milioni sono obese: le spese affrontate dal sistema sanitario ammontavano a circa il 9,1% nel 1998 (Dati CDC )

Lotta contro la discriminazione: dalla misura dei sedili sugli aeroplani all’associazione: grasso/a=lento/a=poco intelligente, gli appartenenti al movimento ritengono (spesso a ragione) che essere obesi sia causa di discriminazione. Secondo uno studio di Kelly Brownell e Rebecca Puhl le persone obese sono discriminate principalmente in tre aree: educazione, lavoro e sanità. Questa entry in un forum fornisce una esauriente prospettiva sul problema in Italiano.

Dieta o non dieta: su alcuni blog c'è una sorta di divieto di parlare di diete, come su Big Fat Blog, mentre su altri il tema viene discusso. La posizione ufficiale di NAAFA scoraggia dall'intraprendere una dieta dimagrante, scagliandosi contro il business che c' è dietro e stabilendo che sebbene le diete siano prescritte per guarire l'obesità, spesso non funzionano e instillano setimenti di inadeguatezza nei pazienti. Naturalmente non ci si scaglia contro diete - intese come regimi alimentari - che sono volte a diminuire colesterolo, zuccheri e che sono prescrittte per specifiche condizioni di salute.
C'è invece una condanna totale per le operazioni di bypass gastrico.

Conclusioni (parziali e provvisorie)

Promuovere l’accettazione del proprio corpo anche quando non corrisponde ai canoni imposti dai mass media o dalla società nel suo complesso è sicuramente un obiettivo importante, e combattere le discriminazioni che una persona può subire a causa del proprio peso è sicuramente un altro obiettivo validissimo. Ma, come osserva Lili-Rygh Glen nel suo articolo "Big Trouble", questo movimento spesso tende a minimizzare e/o a non affrontare il problema dei disordini legati al cibo che possono portare all’obesità.

La necessità di promuovere l’idea che essere grassi/e non significhi essere malati/e, e che dobbiamo rielaborare la nostra concezione di cosa significhi essere sani, porta ad ignorare i problemi di chi invece all’interno del movimento è grasso/a perchè è malato/a. Inoltre, almeno sul sito del NAAFA, i disordini alimentare vengono collegati principalmente all’abitudine di ricorrere a diete, che certo può rappresentare un fattore scatenante, ma sicuramente non il solo. Infine, l'accettazione può significare a lungo termine che l'individuo non si curi, mentre pare assodato che l'obesità sia connessa ad una moltitudine di malattie.

Infine, penso che in questo senso il movimento per l’accettazione delle persone sovrappeso/obese rappresenti gli stessi problemi che ogni gruppo minoritario (donne, minoranze etniche, etc) ha quando cerca di presentarsi compatto ed unito per combattere contro la maggioranza. La necessità di presentarsi forti, con un programma chiaro e preciso fa sì che la diversità all’interno del movimento venga se non ignorata, almeno condannata al silenzio.

Risorse:

Per scrivere questo post mi sono basata principalmente sull’ottimo articolo Fat Acceptance Movement su Wikipedia che ha una lunga serie di links che si possono esplorare e sull'articolo "Big Trouble" già citato.

Altre fonti consultate (in Inglese):

Sito del NAAFA
Big Fat Blog
Fat Liberation Archives

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Attivismo grasso/ponderale" qui in Italia pochissimo, praticamente niente, ma proprio nel 2007/2008 su wlaciccia.it si proponeva quantomeno un'estetica non limitata dalla taglia. :)
(comunque il forum è sempre là ;) e nel frattempo si è levata qualche nuova voce ancora più mirata :))